Di recente, a Milano, ha avuto luogo un convegno, promosso dal Comitato regionale della programmazione economica sui problemi dell'occupazione in Lombardia. Ho letto che si è parlato di una progressiva recessione dell'occupazione femminile. Che cosa bisogna fare per contrastare questa tendenza che, agli occhi di molti, sembra irreversibile? (Lettera firmata, Milano).
Proprio il Comitato consultivo femminile del CRPE lombardo (formato dalla rappresentanza delle forze politiche e sindacali, e delle associazioni femminili della regione) sta studiando precisi obiettivi di sviluppo nel cosiddetto «settore terziario», quello cioè che può offrire maggiori possibilità di occupazione femminile. Il rilancio della occupazione terziaria, se allineato ad una adeguata istruzione professionale nelle varie attività richieste e previste nel futuro dal mercato del lavoro, offrirebbe alla donna possibilità rispondenti alle suo attitudini e una maggiore stabilità di impicco.
Se l'incremento dei servizi sociali si rende necessario per evitare che la donna sposata abbandoni l'attività produttiva e per rispondere alle esigenze di tutta la popolazione, la soddisfazione del fabbisogno arretrato dei servizi stessi e la loro espansione noi quadro di una riforma globale dell'assistenza, aprirebbe nuove fonti di lavoro ad alta partecipazione femminile.
Le nostre copiose programmazioni prevedono largo incremento di questi servizi, che le regioni saranno tenute ad affrontare in un quadro realistico: soddisfare, ad esempio, la necessità degli asili-nido in Lombardia, tenendo presente che la stima del fabbisogno attuale ne prevede 1079 su 112 esistenti, vorrebbe dire impiegare 15.536 dipendenti per la maggior parte specializzate: vigilatrici d’infanzia, esperte in educazione, puericultrici, pediatre, assistenti sociali, sociologhe e psicologhe, assistenti sanitarie, oltre che cuoche, guardarobiere e inservienti.
Soddisfare il fabbisogno di scuole materne significa aumentare di molto il numero delle educatrici. Intervenire nei settori dell'assistenza sanitaria, dell’assistenza all’infanzia, agli handicappati e agli anziani, significa una maggiore utilizzazione di esperti, di operatori sociali, di personale ausiliario e infermieristico. Rivedere le condizioni di assunzione e di carriera di tutto il personale pubblico, per dare la possibilità di un miglior inserimento di quello femminile nel campo tecnico-amministrativo, è un altro obiettivo importante per incrementare la occupazione della donna e darle migliori garanzie e sicurezza.