Pollastrini: «Maternità tutelata anche per le lavoratrici precarie»

Intervista a Barbara Pollastrini, ministra dei Diritti e delle Pari Opportunità

Dettagli

Autore
Anna Maria Sersale
Data
18/8/2006
Tipologia
Intervista
Testata
il Messaggero
Pagina
8
Periodo
Anni Duemila
Area Tematica
Donne

Sommario:

Il ministro: “quote rosa” nei posti di vertice degli enti pubblici

Catenaccio:

LA LEGGE BIAGI

Può essere migliorata con un sistema di premi e incentivi per le aziende che si impegnano a stabilizzare il lavoro

IL CASO DI HINA

Ci saranno interventi di tutela dei diritti di queste giovani, con una campagna e il potenziamento dei numeri verdi

Articolo:

ROMA - Riconoscimento dei diritti umani, parità anche per i precari, nel lavoro e nelle carriere, e un grande “new deal” per le donne, perché siano più presenti nelle stanze dei bottoni: dal Parlamento agli enti pubblici, dai ministeri alle aziende private. Dunque, una nuova stagione di uguaglianza e una nuova gerarchia dei diritti. Più “quote rosa” nei ruoli di comando e una nuova legge per le nomine pubbliche. Per ridare ossigeno all’economia valorizzando le donne, finora in posizioni marginali, sulla scia di quello che accade nella Spagna di Zapatero e nella Norvegia di Stoltenberg, politica alla quale si ispira anche la Germania di Angela Merkel, per arrivare preparati all’appuntamento di Lisbona del 2010. Sono questi alcuni degli obiettivi di Barbara Pollastrini, ds, alla guida del ministero dei Diritti e delle Pari opportunità, non più una “nicchia”, ma un dicastero-chiave.

Ci avviciniamo al termine dei primi cento giorni di governo, qual è la priorità nella sua agenda di ministro?

«Le priorità sono tante, il 2007 sarà l’anno europeo delle pari opportunità. Partirei dal “new deal” delle donne, base della riscossa dell’Italia, morale ed economica, un’Italia più civile, più inclusiva, più colta, attraversata da una “rivoluzione dolce”, capace di costruire le condizioni della pace, e per questo più rosa>>

Parla di “new deal” delle donne. concretamente?

«Basta con le consorterie, i privilegi e le furbizie. C’è bisogno di una cornice legislativa contro tutte le forme di discriminazione nell’accesso al lavoro, alle carriere, alle nomine, ai diritti, a cominciare dall’occupazione. Non solo il Giappone ha scoperto che la presenza femminile nel mondo del lavoro fa aumentare il Pii. Invece il tasso di occupazione delle donne, da noi, è tra i più bassi d’Europa. Purtroppo da noi famiglia, territorio, censo contano più della formazione e del merito».

Dunque, provvedimenti a sostegno dell’occupazione femminile?

«Sì, soprattutto al Sud. I rischi di scivolamento sotto la soglia di povertà e lo sfruttamento riguardano soprattutto le donne, gli anziani e i bambini, Norvegia, Spagna, Germania, Francia, stanno investendo in programmi per nuovi livelli di uguaglianza. Sto preparando una proposta di legge per dare più spazio alle donne nelle funzioni dirigenti. Tutti gli analisti di mercato dicono che per incrementare l’occupazione ed essere competitivi occorre fare leva sulla presenza femminile nelle istituzioni, negli Enti, nelle professioni e nelle aziende private». 

Se nel pubblico si può imporre nel privato no. 
«Vero, ma studieremo un sistema di incentivi economici o di sgravi fiscali per quelle aziende che seguiranno la direttiva del governo nel dare livelli di responsabilità più alti alle donne».

Tutto questo si tradurrà in legge?

«Sto già lavorando. Il governo si è impegnato ad un piano straordinario per le pari opportunità. Nuove regole e incentivi economici, con parità salariale e tutela della maternità anche per le lavoratrici precarie. Disciplinando le politiche di rientro delle don ne al la voro dopo la maternità, con maggiori tutele per la maternità medesima. Prevediamo anche il rilancio della imprenditoria femminile. Non e vero che le donne non vogliono avere bambini. Lavoro e servizi sono il vero problema. Abbiamo le culle vuote, siamo un Paese sempre più vecchio, questa misura oltre ad avere un valore di equità sociale servirà a favorire la ripresa delle nascite».

Dunque, una co.co.co potrà avere un figlio senza temere di perdere il posto (almeno per la durata del contratto). Ciò richiederà una modifica della legge Biagi?

«La legge Biagi può essere migliorata, con un sistema di premi e incentivi per le aziende che si impegnino a stabilizzare il lavoro. Penseremo a come rendere esigibili certi diritti, perché non accada più che una donna incinta venga licenziata o messa nella condizione di dimettersi».

Più donne nelle istituzioni e negli enti. Significa anche una nuova legge sulle nomine?

«I due temi si intrecciano. Anche per le nomine ci sarà una direttiva».

E i giovani?

«Anche loro avranno delle tutele. Occorrono regole per il riconoscimento del merito nel lavoro».

In che modo?

«Con sistemi trasparenti, contro i protezionismi e i conservatorismi, partendo dal riconoscimento della qualità personale. Inoltre misure che facilitino l’indipendenza e l’autonomia, anche qui con un’attenzione ai precari, per i quali l’accesso alla casa è una chimera. Ci sono banche che concedono mutui e altre no. Troveremo un accordo più stabile».

Il riconoscimento dei diritti riguarderà anche le unioni di fatto?

«E’ una materia che non può essere rinviata. Intendo attuare il programma dell'Unione, con un ampio lavoro di squadra, a partire dal ministero della Famiglia. Ci sarà il riconoscimento giuridico dei diritti (e dei doveri) delle persone, sulla base di un ampio confronto parlamentare, per una legge saggia ed equilibrata. Credo che anche su temi eticamente sensibili si possa essere coesi e trovare una soluzione, senza fare differenze di genere, ma senza ipotizzare matrimoni gay».

L'uccisione della giovane pachistana fa orrore. La cittadinanza agli immigrati, ha detto Amato, impone regole. Che cosa farà perché in Italia non ci siano altre vittime?

«Ci saranno interventi a tutela dei diritti di queste giovani, a partire da una grande campagna di aiuto ed i appoggio, prevista anche dal programma europeo per le pari opportunità. E poi, per offrire un canale diretto di ascolto, potenzieremo i numeri verdi, quello contro la tratta degli esseri umani e quello contro la violenza, ci sarà un fitto scambio con la Conferenza Stato-Regioni. Dobbiamo lanciare un ponte alle giovani che vorranno liberarsi dall’oppressione e dalla violenza».

Mai più un altro caso Hina?

«Ci occupavamo delle donne lapidate anche quando ciò accadeva lontano da noi, con petizioni e migliaia di firme, ora dobbiamo occuparci delle donne trucidate nella casa a fianco. Il rispetto dei diritti umani è una delle emissioni del mio dicastero. Hina è vittima del fondamentalismo e dell’oscurantismo, che non possono trovare spazio. Averla uccisa è un atto di barbarie, che si scontra con quell’idea di Italia che vogliamo realizzare anche con il contributo degli immigrati, su una base di valori condivisi».

Su una serie di temi, divorzio breve, staminali, bioetica, testamento biologico, si creano spaccature. Crede che si possa arrivare a qualche soluzione?

«L’Unione ha questa ambizione, creare un confronto anche sui temi che hanno riaperto lo scontro ideologico, con l’obiettivo di puntare in alto, per cercare soluzioni condivise. Gli scienziati hanno il senso del limite e il metodo della cautela, si possono trovare convergenze anche su medicina e scienza».