Vietata qualsiasi discriminazione contro la donna sui posto di lavoro. Dopo il diritto di famiglia, il diritto di contendere all'uomo ogni possibilità di assunzione, ogni concorso. Il diritto di fare carriera e, perché no, di andare in pensione alla stessa età. Sulla carta, la legge proposta da Tina Anselmi e approvata dal Consiglio dei ministri del 23 dicembre, è una notevole conquista verso la parità fra uomo e donna. E quando andrà al Parlamento troverà i! tentino preparato da altre proposte di legge più o meno simili, già presentate: da quella dei socialisti a quella dell’indipendenza di sinistra Tullia Carettoni. Passerà di sicuro, persino migliorata. E le donne ricorderanno il 1977 pensando che fino a cento anni prima, esatti, non avevano neppure il diritto di fare da testimoni nei tribunali. Che fino al 1919 non potevano disporre del loro denaro, nemmeno per fare parta di un’istituzione di beneficenza, e che solo nel 1946 hanno conquistato il diritto di votare.
Ma bastano 13 articoli di una legge per dire che ormai è fatta, uomini e donne hanno le stesse « chances »? In Italia solo una donna su 5 lavora stabilmente, e almeno un milione e mezzo sono le precarie impiegate nel lavoro a domicilio. « Per favorire la partecipazione della donna al lavoro bisogna costruire seriamente una rete di servizi sociali, cominciando, per esempio, col rifinanziare la legge sugli asili nido — osserva Maria Lorini responsabile dell'Ufficio lavoratrici della Cgil — e occorre, naturalmente, una politica diretta verso gli investimenti e l'aumento della base produttiva. La legge che verrà discussa in Parlamento, da sola, serve a poco. Ma è un grosso passo avanti. Contribuisce, tra l'altro, a cambiare il costume, che vuole la donna sempre in coda ». Vediamo dunque che cosa cambierà.
Parità di accesso al lavoro. Ancora oggi, in tutte le banche, anche in quelle di diritto pubblico, le donne non sono ammesse in numero superiore al 10 per cento del totale. Alla Cassa di Risparmio di Milano. per vincere il concorso interno gli uomini possono fare 36 punti, mentre alle donne ne servono quasi venti in più. Alla Banca Toscana si chiede agli uomini un diploma di scuola secondaria con punteggio di 54-58/60. Alle donne non basta 60. Tutto questo con la nuova legge non dovrebbe essere più ammesso. E alle donne verranno anche aperte le porte di tutti i corsi di formazione professionale.
A parità di lavoro, stessa retribuzione fra uomo e donna. Per la verità, la parità salariale, sancita dall’articolo 37 della Costituzione, era già divenuta operante con l'accordo Confindustria-sindacati del ’60. Ma perché uomini e donne siano pagati lo stesso, è necessario che abbiano la stessa qualifica. Accade invece che spesso le lavoratrici svolgono lavori con il medesimo contenuto professionale, ma vengono punite con una o anche due qualifiche in meno. E' il caso, ad esempio, delle filatrici rispetto ai tornitori. Si tratta allora dì adeguare le qualifiche ai reali contenuti professionali del lavoro.
Vietate le discriminazioni nella progressione della carriera. Le assenze dal lavoro previste dalla legge 1204 sulla lavoratrice madre, vengono conteggiate come attività lavorativa e sono valide per la carriera a tutti gli effetti. La legge del 1971 sulla maternità, com’è noto, garantisce alla donna 1'80 per cento del salario per 5 mesi di assenza obbligatoria (due prima e tre dopo il parto); prevede altri 6 mesi di assenza facoltativa, al 50 per cento del salario. Si tratta di una delle leggi piò avanzate del mondo: solo l’ Urss dà alte lavoratrici il 100 per 100 del salario nel perìodo di assenza-parto, ma non prevede, dopo, altri periodi retribuiti.
Lavoro notturno. Le donne nelle industrie potranno essere impiegate dalle 6 alle 24. Prima potevano essere impiegate solo tra le 6 e le 22. L’arco di impiego, adesso è di 18 ore e non più solo di 16 e questo consentirà ad esempio l'utilizzazione delle donne, soprattutto del Sud, in quelle imprese che fanno già i 3 turni (6-12; 12-18; 18-24). Il fatto che finora non potessero lavorare oltre le 22 finiva col discriminarle Qualsiasi deroga a questi principi è affidata alla contrattazione tra imprese e lavoratori. Ci sono anche oggi, del resto, parecchie categorie di donne che lavorano di notte (infermiere, telefoniste di stato, ecc.). Il lavoro notturno sarà consentito alle donne dirigenti.
Permessi non retribuiti anche agli uomini. La legge per la maternità prevede anche permessi non retribuiti in caso di malattia del bambino, nei primi tre anni di vita. Questi, vengono estesi anche agli uomini, coma accade già in Svezia.
In pensione a 55 o 60 anni.
Attualmente le lavoratrici vanno in pensione a 55 anni, a meno che non sia il datore stesso a trattenerle in attività. Con la nuova legge potranno continuare a lavorare fino a 60 anni o, meglio, sino all'età. In cui è previsto il pensionamento per l’uomo (nelle ferrovie a 58 anni, ad esempio). Per le donne sarà così meno difficile raggiungere i 40 anni di contributi che danno diritto al massimo delia pensione. E non va dimenticato che dal 78 la pensione sarà elevata al 100 per cento dell’ultimo stipendio in attività.
Reversibilità della pensione e degli assegni familiari. Se una donna resta vedova, oggi ha diritto al 50 per cento della pensione del marito. La legge prevede che anche la pensione della moglie sia reversibile, nel caso che il marito le 5opravviva. E così gli assegni familiari, in armonia col nuovo diritto di famiglia, non saranno più necessariamente sulla busta paga dei marito: la coppia potrà scegliere. « E sceglierà quelli più alti, logicamente — osserva Maria Lorini — Formalmente, tutto bene, in pratica questa norma non fa che estendere l’area dei privilegio. La strada, invece, deve essere quella della perequazione generale: anche gli assegni familiari hanno la loro piccola giungla ».