ROMA— Tina Anselmi è la nuova presidente della Commissione del governo per la parità uomo-donna. E' il riconoscimento a una parlamentare che ha dedicato sempre molta attenzione ai problemi femminili, anche in sede internazionale, come rappresentante dell'Italia all'Orni. Una nomina emblematica: è stata lei la prima donna a ricoprire la carica di ministro, nel '77 al dicastero del Lavoro, rompendo il «tabù» maschilista della «grande politica» riservata solo agli uomini. Eppure, lei «donna arrivata», afferma ancora oggi: «E' più faticoso per una donna ricoprire certi ruoli; a noi viene chiesto sempre qualcosa di più. Ma sappiamo che i cambiamenti culturali sono sempre lenti». E' però ottimista: «Ora il Parlamento è "segnato" dalla maggiore presenza femminile, dalla sua specificità, dalla sua diversa sensibilità». Ammette che non mancano i problemi di competizione con i colleghi uomini: «Non siamo abituate ai giochi di potere, ma per fortuna: speriamo che duri!». Questa donna dall'aspetto dolce e rassicurante e dalla risata franca è stata anche una coraggiosa staffetta partigiana, una battagliera sindacalista e un'autorevole presidente della difficile Commissione d'inchiesta parlamentare sulla Loggia massonica della P2. «Un'esperienza — dice — che ha rafforzato la mia convinzione sull'importanza della partecipazione, che il potere, perché sia legittimato, debba scaturire dal consenso dei cittadini». Una Anselmi è contenta di questa nuova nomina «dalla parte delle donne», così la Commissione è messa in condizione di tornare ad essere operativa», dice, ricordando i lunghi mesi di attesa per sostituire la precedente presidente (la prima), la senatrice socialista Elena Marinucci, ora sottosegretario al ministero della Sanità (manca però ancora la legge istitutiva della Commissione che «contribuirà a darle la necessaria stabilità»). Ora l'attendono i tanti problemi aperti sulla «questione femminile». Troviamo la deputata democristiana nella sua villetta di Castelfranco, in Veneto, dove sta trascorrendo il week-end, una tradizione a cui è rimasta fedele nonostante i numerosi impegni politici. Onorevole, c'è chi sostiene che ormai le donne hanno conquistato gli stessi diritti degli uomini e che quindi la smettano di protestare. Come risponde? «Il compito della Commissione è importante: ha ancora una sua attualità in relazione ai problemi del nostro Paese, ma anche per contribuire attivamente alle strategie politiche che l'Onu, dopo la Conferenza di Nairobi, sta portando avanti nel mondo sulla questione femminile». Quali sono i problemi più urgenti da risolvere, le leggi da mandare presto in porto? «Creare pari opportunità sul lavoro per le donne» E' vero che è cresciuto il numero delle lavoratrici, ma contemporaneamente è aumentata anche la disoccupazione femminile. Ora la disoccupata non è più nascosta come un tempo sotto la voce 'casalinga', ma la troviamo nelle liste di collocamento. Dobbiamo tener conto di questo cambiamento culturale. Ed è quindi importante una legge sulle 'azioni positive' (ndr. è la relatrice di maggioranza) volte a colmare le attuali situazioni di disparità: ora sono finite le audizioni con le parti sociali che dovranno gestirla e presto tireremo le conclusioni. Come è urgente, sul piano delle 'pari opportunità', la legge sui congedi parentali che consente a donne e uomini di assentarsi dal lavoro per problemi legati ai figli. E anche quella sulla 'violenza sessuale'». Ci sono proposte da parte delle parlamentari della sinistra indipendente e del pci per dare un'indennità di maternità a tutte le madri «non professionali», comprese quindi disoccupate, casalinghe, studentesse, straniere. E' d'accordo? «E' importante l'affermazione di principio sul valore sociale della maternità, ma come tutti gli obiettivi sociali, occorre fare i conti con le risorse disponibili. E' un problema di gradualità. Non dimentichiamo che solo l'anno scorso abbiamo varato una legge per allargare l'indennità di maternità alle lavoratrici autonome». Non resta che augurarle: buon lavoro!