Segretaria, maestra, operaia. Tre «carriere» per le donne

Commento sull'occupazione/disoccupazione femminile in Italia

Dettagli

Autore
Anna Migliorini
Data
4/3/1980
Tipologia
Commento
Testata
il Corriere della Sera
Pagina
11
Periodo
Anni Ottanta
Area Tematica
Donne

Occhiello:

Un problema in primo piano Cambia la composizione per sesso della popolazione attiva, ma...

Sommario:

Salvo alcuni rarissimi casi, la maggior parte dell’occupazione femminile, ' ancora concentrata in queste categorie - Il lavoro ufficiale e quello «occulto»

Articolo:

Federico Fellini, con un titolo premonitore ha chiamato il suo ultimo film «La città delle donne». Ha colto In alcune parole 1 sintomi di una nuova realtà emergente. Da pochi mesi l'Italia ha la prima donna ambasciatrice; Livia Pomodoro è la prima donna giudice di Corte d’Appello; Rita Levi Montalcini la prima candidata al Nobel per la biologia cellulare. Per la prima volta nel '79 cinque donne divengono commesse tra il personale della Camera, altre due vengono nominate direttori generali al Ministero del Tesoro e al Commercio Estero. Per la prima volta una donna diventa minatore in Sardegna e per la prima volta si apre una Università delle Donne dove Marx, Stuart Mill, Keynes e Oalbraith vengono analizzati partendo da nuovi presupposti dello specifico femminile.

Non è questo un bottino di guerra che segna conquiste divenute possibili e facili: sta cambiando il ruolo della donna nella società, ma il suo ruolo nell’economia inteso come partecipazione al reddito e alle scelte economiche è ancora scarso. In tutta Europa tuttavia emergono spinte nuove. «L'afflusso senza precedenti, in particolare delle donne sposate, sul mercato del lavoro — cita l’ultimo rapporto OCDE (Les femmes et l’égalité des chances)
— modifica radicalmente la composizione per sesso della popolazione attiva e pone numerosi e nuovi problemi alla società industriale».

«Ciò che caratterizzerà gli anni '80 anche in Italia — dice il professor Luigi Frey 
— è il fenomeno della crescita dell’offerta di lavoro femminile. Per questo il '79 è stato un anno di grandi novità: sembra contraddittorio ma sono aumentate sia l’occupazione, sia la disoccupazione, sia la sottoccupazione (chi ha dichiarato di poter svolgere attività lavorativa) femminile. Cosi l’occupazione esplicita è aumentata di 218.000 unità di cui 180.000 donne. E' un aumento sensibile non solo rispetto all’anno precedente ma anche alle promesse dei documenti della politica economica». Ciò nonostante la disoccupazione è cresciuta di 127.000 unità in un anno e di queste 88.000 sono donne. Anche la sottoccupazione «esplicita» è aumentata di 25 mila unità.
Sui dati elaborati dal CERES (Centro ricerche CISL) si può trarre sinteticamente questo quadro: 28,6 milioni sono le donne presenti nel ’79. Di queste 6.285.000 occupate; 968 mila in cerca di occupazione. Ci sono poi 21,4 milioni non appartenenti alle forze di lavoro ma solo 13,3 milioni di queste sono in età lavorativa. In questa enorme ultima cifra sono comprese (chi ha dichiarato di poter svolgere attività lavorativa) femminile. Cosi l’occupazione esplicita è aumentata di 218.000 unità di cui 180.000 donne. E' un aumento sensibile non solo rispetto all’anno precedente ma anche alle promesse dei documenti della politica economica». Ciò nonostante la disoccupazione è cresciuta di 127.000 unità in un anno e di queste ; 88.000 sono donne. Anche la ' sottoccupazione «esplicita» è aumentata di 25 mila unità.

Su 1 dati elaborati dal CERES (Centro ricerche CISL) si può trarre sinteticamente questo quadro: 28,6 milioni sono le donne presenti nel ’79. Di queste 6.285.000 occupate; 968 mila in cerca di occupazione. Ci sono poi 21,4 milioni non appartenenti alle forze di lavoro ma solo 13,3 milioni di queste sono in età | lavorativa. In questa enorme I ultima cifra sono comprese
3,9 milioni (stima Frey) di donne a lavoro nero che di fatto portano il tasso d'occupazione femminile nel nostro paese ad un realistico 30 per cento che allinea l'Italia agli altri paesi industrializzati.

Nella complessa tematica del lavoro nero — dice Frey — sono anche comprese tutte le insegnanti precarie che non compaiono nelle forze di lavoro. Del 6,2 milioni di occupate ufficialmente (+180.000 sul ’78) più della metà (3,4) sono presenti nel settore del servizi ove sono state assorbite ben 157.000 delle nuove assunte nel '79. Nella industria la manodopera femminile totale raggiunge 1,7 milioni e nell’agricoltura 1,1 milioni. I dati non permettono ancora di avere indicazioni sull’evoluzione verso mansioni più qualificate. Salvo rari casi che giungono alla ribalta della cronaca, la concentrazione maggiore è ancora tra dattilografe, maestre, operaie non specializzate e coadiuvanti.

Una seconda novità — dice Frey — è costituita dal fatto che l’offerta di lavoro femminile è particolarmente concentrata nelle classi da 14 a 24 anni e tra i 30 e 139. E’ un fenomeno anche europeo ma in Italia ha rilievi maggiori nell’occupazione giovanile. La disoccupazione femminile è il 57 per cento dell’aumento della disoccupazione giovanile di entrambi i sessi».

Per il ritorno della donna al lavoro è significativo il fatto che il Fondo Sociale Europeo insieme al Ministero del Lavoro italiano ha finanziato di recente un progetto «donna» con corsi aperti nell’età tra 125 ed i 40 per donne che vogliano rientrare in carriera nel quadro intermedio aziendale. Un corso è già stato realizzato a Bologna ed il secondo partirà da Milano realizzato dall’AIDDA e dal CESA.

La donna è quindi destinata a restare fuori dal lavoro manifesto e ad essere relegata sempre più al lavoro occulto?

«La crescita rilevante dell’offerta di lavoro In tutti i settori e per tutte le attività — conclude Frey — pone le autorità dinanzi al problema della creazione di nuovi posti di lavoro che tengano conto dello "specifico donna" e della compatibilità della prestazione lavorativa con il ruolo nella famiglia».