I dati forniti dalla Comunità Europea presentati in questa pagina mettono in evidenza il fenomeno della progressiva diminuzione dell’occupazione femminile. Fra le svariate proposte, avanzate da parte industriale o sindacale per far fronte alla situazione italiana, quella del part-time, è da un paio d’anni al centro di polemiche; da quando cioè una grande industria milanese offrì al personale di sesso femminile la possibilità di lavorare mezza giornata. In particolare, le donne avrebbero potuto prestare servizio per sole 24 ore alla settimana ripartite in cinque o sei giorni lavorativi.
Il part-time dovrebbe consentire alle donne di conciliare gli impegni domestici con il lavoro extrafamiliare e quindi ridurre il fenomeno di quante, una volta sposate e madri, sono costrette a lasciare il posto perché la casa e i bambini reclamano la loro presenza in famiglia.
La soluzione, tuttavia, si presta a valutazioni contrastanti. La rivista « Elle », che ha condotto un’inchiesta sul part - time in Francia, ha tratto una serie di conclusioni, pro e contro. L'argomento principale in favore del mezzo-tempo è che questo, appunto, viene incontro alle preoccupazioni della donna moderna che vuole lavorare senza sacrificare la famiglia. Gli argomenti contrari sono che il part-time favorisce la svalutazione del lavoro femminile e che non è compatibile con gli incarichi direttivi, perché chi lavora mezza giornata difficilmente ottiene
delle promozioni, salvo casi eccezionali.
Gli esperimenti francesi, tuttavia hanno dimostrato che il tempo-parziale offre dei vantaggi, come quello di assicurare il mantenimento della qualifica, facilitando la ripresa del lavoro quando ciò si rende possibile, fermo restando che la lavoratrice a mezza giornata deve godere degli stessi diritti di chi lavora a tempo pieno: vacanze pagate, assegni familiari. assicurazioni sociali, pensione. La signora Colin. dell’ufficio confederale della CGT, però, è nettamente contraria alla soluzione: «Molte donne hanno già calcolato — ha dichiarato — che avere la stessa perdita di tempo, le stesse spese di trasporto, abbigliamento, parrucchiere con salario dimezzato non è vantaggioso. né risolve il problema della custodia dei bambini ».
In Italia non sono mancate critiche violente: oltre a mettere in luce gli svantaggi dell’instabilità del posto di lavoro, della svalutazione dell’occupazione femminile, delle difficoltà connesse alla carriera, il resoconto di un convegno dell’Unione Donne Italiane, sostiene che tale soluzione giova invece agli industriali, permettendo la massima utilizzazione dei macchinari e delle operaie: all’impresa due squadre che lavorano al massimo del rendimento per sole quattro ore. costerebbero quanto una squadra ad orario normale (dato che le lavoratrici a part-time percepiscono metà del salario), senza contare l’eliminazione dei tempi morti e cioè della sosta per la mensa e dei 20 minuti di riposo. In altre parole, il mezzo-tempo danneggerebbe le donne e gioverebbe all’azienda.
Da un’indagine della Doxa su un campione di 1057 donne fra i 15 e 41 anni delle province di Milano e Torino, è risultato che, se nell’industria venisse introdotto il tempo parziale di quattro ore per sei giorni alla settimana, il 48 per cento ne sarebbe soddisfatto; la percentuale sale al 56, se lo stesso orario si articolasse in sole cinque giornate. Anche l’opinione pubblica femminile, quindi, è nettamente divisa sull’argomento ed è comprensibile, perché gli aspetti positivi e quelli negativi si bilanciano: se da un lato il part-time può porre un freno al calo dell’occupazione femminile, dall’altro diminuisce le possibilità della donna di raggiungere certi livelli di carriera e di retribuzione, il che evidentemente non contribuisce a sanare la situazione denunciata a Bruxelles dalla Sullerot.
La soluzione del problema, tuttavia, potrebbe essere ricercata a monte: se in Italia esistesse un adeguato sistema di servizi sociali (i nidi d’infanzia, da noi, soddisfano una percentuale irrisoria del fabbisogno reale), il dilemma «tempo pieno o part-time ». non avrebbe forse più ragione di esistere.